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Simone Zanella
I videogiochi potrebbero essere paragonati alla musica. Sì, sono tanti i punti i comune. Un videogioco è rilassamento, divertimento, fa passare momenti piacevoli, arte. Così anche la musica. I videogiochi hanno una diffusione capillare, mondiale, sono internazionali, muovono dietro di sè milioni di appassionati.

Bubble Bobble. O lo ami o lo odi. Proprio come una canzone...
Anche la musica. Ma ci sono anche dei lati negativi. Non tutto è rosa è fiori, detto con il solito luogo comune. I prezzi dei CD di musica sono troppo alti. E' vero, anche quelli dei videogiochi. Quando non avevano questa diffusione non costavano così tanto. Però, in compenso, adesso sono diffusissimi, e abbiamo a disposizione grandi team di programmazione di stile hollywoodiano, grandi multinazionali del videogioco, grandi investimenti, e grandi videogiochi. Ma è proprio così? Come nella musica, proprio così, ci sono ancora una volta delle analogie. Giochi mal realizzati, quasi patetici, infestano i ripiani dei negozi. Come quei CD tipici dell'80% della sezione Nuove Proposte del Festival di SanRemo. Cambiate lavoro direste. E proprio come nella musica, progetti originali, magari non ultrasponsorizzati, magari un po' troppo innovativi e intelligenti, vengono completamente ignorati. Tipico di quando ascoltate il singolo di un nuovo gruppo musicale promettente, ma un po' fuori degli standard del momento, del puramente "commerciale".

Bomb Jack. Tempi lontani, un mondo diverso. Che piace ancora oggi.
Il risultato è un triste e immeritato flop. Tutto per seguire le leggi del mercato: passione, impegno e originalità? Benissimo, se però vendi. Altrimenti, saluti. E proprio come completamento di questo filo logico, ecco che nel mondo della musica, i "big" possono permettersi di spiattellare sul mercato sempre le solite cose, magari senza un po' di inventiva e originalità, vendendo comunque parecchio alla "grande massa" di persone che comprano con la copertina dei CD sugli occhi. Tutto testimoniato specularmente nel mondo dei videogiochi, dove i sequel di alcuni giochi vendono per inerzia al consumatore, che forse solo "perchè ce l'hanno tutti", "perchè è un gioco famoso", "perchè è Tomb Raider" si portano a casa della spazzatura camuffata da gioiello. E poi ci sono i cloni. I sequel spesso sono già di per sè dei pallidi e sobri cloni di sè stessi, ma sono i cloni del genere più in voga, che vende di più a regnare facendola da padroni, e mandando in fumo il lavoro dei "veri" programmatori. E nella musica ancora una voltasi ritrova una situazione analoga, come con le solite boyband dai pezzi lenti, lagnosi e tutti uguali.

Metal Slug in tutta la sua prorompente vitalità. Il gioco è del 1996, lo stile non sembra. Rinascimento? Forse NEO realismo...
Che mondo! Ma come la musica aveva dei periodi d'oro, come i periodi remoti dei Beatles e del rock'n'roll, dei grandi cantautori, insomma del pre-commerciale, tempi in cui idoli come i Backstreet Boys probabilmente sarebbero stati mandati a letto senza cena, c'era chi faceva musica col cuore e con impegno. E così per i videogiochi è stato il periodo degli anni '80, e anche dei primi anni '90. Periodi di freschezza e di originalità. E come un appassionato di musica, magari il nostro papà, si reca in un negozio alla ricerca di un vecchio classico, noi emulofili ci rechiamo sulla rete a cercare i "veri" classici, i "veri" giochi, quella qualità e originalità che oggi è difficile a trovarsi. Perchè non si vive di solo presente...